È online il documentario "C'è ancora un filo di luce nel mio cielo" dedicato alla ricerca di Maurizio Saiu

MAURIZIO SAIU: CON MARIA DOPO MARIA

di Fabio Acca

Maurizio Saiu è uno degli esponenti storici della danza d’autore italiana, certamente, tra gli artisti sardi, il più autorevole in tale ambito. Nell’ambito di Àmina, la città di New York, per l’artista, assume anche le proporzioni di un personalissimo viaggio autobiografico, a recuperare la memoria dell'esperienza vissuta durante gli anni della formazione. Nella sua residenza a New York nel settembre del 2019, Saiu salda un particolare sodalizio artistico con il chitarrista Marco Cappelli, napoletano d’origine ma basato da anni proprio nella Grande Mela. Con Cappelli egli esplora la dilatazione di una tensione improvvisativa estrema che, alla fine del mese, culmina nella restituzione pubblica We Never Played Toghether, evento unico e irripetibile, presso il Douglas Dunn Studio.

L’architrave esperienziale su cui Saiu decide di impostare la fase finale del proprio percorso nel progetto Àmina è determinato dalla presenza silenziosa di Maria Lai nel suo percorso artistico. Certamente, in questo processo di scelta, risulta determinante proprio la residenza a New York, che consente a Saiu di cogliere nell’aspetto insieme vocale e sonoro, il dominio prevalente attraverso il quale porre in tensione la percezione dell’intera opera di Maria Lai. E la suggestione, manifestata nella fase ideativa, di poter rileggere in questa chiave uno dei suoi famosi “libri di stoffa”, gli consente di mettere il tutto su un piano di proiezione al contempo visivo, performativo e musicale, senza però voler riprodurre “in musica” il suo lavoro. Piuttosto, cucire una condizione di “alleanza” all’opera, per trasformarsi in qualcosa che non rappresenta una riduzione sonora dell’originale, ma semmai trasforma quest’ultimo in una esperienza poeticamente affine sebbene esteticamente differente.

C’è ancora un filo di luce nel mio cielo è un lavoro liberamente ispirato all’opera di Maria Lai, in particolare alla fiaba Il dio distratto ricamata dall’artista su pagine di stoffa. Accompagnato da Daniela Cattivelli, musicista e compositrice, Saiu ha esplorato i luoghi dell’Ogliastra dove Lai è nata e vissuta, tra Cardedu e Ulassai, dando così suono e voce a paesaggi della Sardegna ancorati all’immaginario poetico della grande artista sarda. La materia vocale, in vibrazione con la pietra e la natura circostante, diventa il filo conduttore per una riscrittura onirica e performativa della fiaba, nella volontà di testimoniare attraverso il corpo tutta l’immensa fragile bellezza dell’universo incarnata dalle api protagoniste del racconto. Il canto si fa richiamo panico, o ronzio del mondo, che invita gli insetti a tornare nella loro domus originaria e così ripristinare l’equilibrio archetipico di cui sono il simbolo.

https://www.aminaproject.org/maurizio-saiu-filodilucenelmiocielo